Per ricordare sempre chi siamo, cosa siamo, perchè lo facciamo !
Consulenti e counselor in allattamento:
sono esperte in allattamento materno, preparate per fornire sostegno
alle donne che vogliono allattare e che hanno bisogno di informazioni o
aiuto pratico per risolvere eventuali difficoltà. Il GAAF onlus,
Gruppo Allattando a Faenza, ha organizzato nel mese di maggio 2013 due corsi
di formazione al Museo delle Scienze Malmerendi e al Centro per le
Famiglie di Faenza per aumentare nel territorio romagnolo le opportunità
di supporto professionale o “alla pari” per le madri, in un momento
delicato e prezioso della loro genitorialità.
I corsi, base e avanzato, sono stati
pensati per differenti figure: la counselor alla pari, la consulente
professionale IBCLC (dall’inglese International Board Certified
Lactation Consultant) e poi ostetriche, doule (figura non sanitaria di
accompagnamento e sostegno emotivo in gravidanza, travaglio e nei primi
giorni a casa dopo il parto), infermiere pediatriche e puericultrici.
Il
GAAF onlus è nato nel 2011 proprio da un gruppo di “mamme alla pari” e
in questi tre anni, in sinergia col Centro per le Famiglie e il
Consultorio di Faenza, ha dato sostegno volontario e gratuito a decine
di famiglie attraverso consulenze individuali, gruppi di auto-aiuto,
corsi, convegni, presentazioni di libri ed eventi informativi rivolti a
donne in gravidanza e/o in allattamento, alla coppia dei neo-genitori e a
operatori del territorio, su temi come allattamento, nutrizione dei
bimbi piccoli, genitorialità eco-sostenibile (pannolini lavabili, fasce
portabebè, riciclo e baratto ecc.). La pagina e il gruppo Facebook hanno
in media 300 contatti alla settimana e il sito ha avuto 55.000 accessi
in tre anni: qui è anche possibile scaricare gratuitamente la guida Genitori e bebè ecologicamente a costo zero (realizzata per il Percorso Nascita della Ausl di Faenza) e consultare il calendario aggiornato delle iniziative.
Nell’articolo che segue, il Gruppo faentino ci spiega chi sono, cosa fanno e come si diventa “Mamme alla pari”.
Qualsiasi mamma che ha allattato può diventare counselor alla pari e
condividere la sua esperienza aiutando altre mamme: ma perché la
promozione e il sostegno all’allattamento possono essere tanto utili
alle madri, ai bambini e non solo, anche tramite queste figure?
Promozione, protezione e sostegno sono i tre concetti della
cosiddetta triade dell’allattamento sanciti nella Dichiarazione
Congiunta OMS/Unicef sui Dieci Passi per il Successo dell’allattamento
al seno (1989), ripreso dalla Dichiarazione degli Innocenti (1991) e da
tutte le più autorevoli linee guida internazionali riguardanti
l’alimentazione infantile (es. la Strategia Globale per l’alimentazione
dei neonati e dei bambini).
Questa triade, che è come una catena, serve a dimostrare che l’una
cosa non può stare separata dall’altra, ovvero, che non esistono
promozione dell’allattamento e la sua protezione attraverso le leggi se
non c’è, contemporaneamente, anche il suo sostegno, vale a dire il
rinforzo e un messaggio univoco da parte di famiglia, istituzioni
sanitarie, politiche e cultura.
Questo è stato visto essere determinante e fare la differenza anche
riguardo ai gruppi di mamme alla pari presenti sul territorio e che
lavorano per il fine comune di riportare la donna alla consapevolezza
delle proprie competenze e abilità di nutrice. Gruppi di cui
l’Organizzazione Mondiale della Sanità incoraggia la nascita e la
crescita al punto da essere inseriti nei Dieci Passi per il Successo
dell’Allattamento del Progetto “Ospedale amico del bambino” OMS/UNICEF
(BFHI): il Passo 10 invita a “Promuovere la collaborazione tra il
personale della struttura, il territorio, i gruppi di sostegno e la
comunità locale per creare reti di sostegno a cui indirizzare le madri
alla dimissione dall’ospedale” .
Ma cosa fa concretamente una “mamma alla pari”?
La peer counselor (letteralmente “consigliera alla pari”)
è una mamma con esperienza che si mette a disposizione a titolo
volontario e gratuito verso altre mamme e genitori che si rivolgono a
lei nelle situazioni di quotidiana gestione di allattamento e
accudimento. La peer counselor ha integrato la sua esperienza personale
con una formazione sull’allattamento secondo i punti indicati nel Corso
OMS/Unicef e può anche aver approfondito questa conoscenza. Essendo
formata e in rete con altre figure sul territorio riesce a distinguere
le situazioni più comuni da quelle più particolari e specifiche e,
quindi, sa indirizzare eventualmente la mamma alla figura professionale
più idonea al suo caso. La peer è un anello della catena del sostegno
all’allattamento e lavora a fianco di tutte le altre figure
professionali e non. La “mamma alla pari”
non è da confondersi con la consulente professionale in allattanto
IBCLC, che è invece una professionista certificata dall’IBCLCE
(International Board Lactation Consultant Examiner), in grado di
sostenere la madre in tutti i tipi di problematiche legate
all’alimentazione al seno, da quelle più diffuse a quelle meno
frequenti, che si occupa anche di formazione in ambito sanitario.
L’allattamento è una “scienza” relativamente recente (intendendo per
“scienza” il corpus delle informazioni che se ne hanno attualmente, ma
in realtà è prima di tutto una competenza della donna e anche una sua
sapienza); tale pratica ha purtroppo subìto una battuta di arresto, fino
a quasi scomparire, negli anni ’70 circa, compiendo un vero e proprio
salto generazionale. Si contano quasi sulla punta delle dita le donne
che hanno allattato in quegli anni e noi stessi siamo in gran parte “figli del biberon”. Come
pratica si sta reintroducendo attraverso gli studi e le evidenze
scientifiche; si deve re-imparare perché non la vediamo attuarsi nella
vita di tutti i giorni e quindi le madri non la apprendono “solo”
dall’esperienza , guardando chi già lo fa. E’ un fatto, questo, con cui
dobbiamo fare i conti senza moralismi, ci piaccia o no.
Sempre più nelle Università i corsi di laurea prevedono la scienza
dell’allattamento tra le materie. Ma ancora non è così dappertutto e a
volte i sanitari sentono il bisogno di “saperne di più” e/o di
aggiornarsi. Del resto quello che sappiamo sull’allattamento, essendo
una scienza “giovane”, è in continua evoluzione ed è una scoperta
fantastica che si rinnova di anno in anno.
Essendo una sapienza millenaria, ha bisogno di essere supportata
proprio da quelle conoscenze che, in mano ai sanitari cui i genitori si
rivolgono per la salute del proprio bambino, possono essere di supporto
per l’avvio e la prosecuzione serena dell’allattamento. Ed è provato
scientificamente che il loro atteggiamento positivo nei confronti
dell’allattamento può fare la differenza negli esiti di durata ed
esclusività presso le donne.
Nel libro “Lavoro & allatto” di Tiziana Catanzani
(consulente professionale in allattamento IBCLC, educatrice perinatale e
madre di 5 figli, docente dei corsi del Gaaf) si parla di allattamento
non solo come esperienza individuale, ma anche come questione sociale.
Perché scegliere di allattare è un diritto di ogni madre, così come
lavorare. Passando in rassegna diverse situazioni e contesti di rientro
al lavoro, il libro mostra che allattare e lavorare si può: spiegando la
legislazione in materia, le strategie possibili per proseguire con
l’allattamento, i trucchi e i metodi più efficaci di estrazione,
somministrazione e conservazione del latte, l’autrice ci offre sia una
miniera di consigli pratici che una serie di spunti di riflessione per
rinforzare la consapevolezza nelle madri che la scelta di nutrire il
proprio figlio al seno non ricade solamente su colei che allatta ma,
proprio come i benefici che l’allattamento comporta per bambino e madre,
interessa tutta la società.
Nella prefazione del libro si dice che “Le raccomandazioni, così come
le norme culturali che fanno leva sul cuore, sull’amore e sul senso di
colpa, lungi dall’ottenere la tanto acclamata scelta consapevole,
tolgono il dibattito sul diritto alla salute del cittadino dallo spazio
pubblico e la sottraggono dal dovere di tutela istituzionale investendo
invece tantissimo sulla responsabilità singola e personale”. Dunque come
fare corretta informazione sull’allattamento, senza cadere nel rischio di colpevolizzare la madre?
Ognuno ha in realtà un suo stile, non c’è un modo unico di fare
informazione e sostegno proprio perché l’informazione nella relazione di
aiuto non è mai asettica e neutra.
Quello che è importante è tenere presente quello che realmente la
madre porta in una consulenza, la sua storia, le sue esigenze. Conta
“stare” con quella storia e, assieme ai genitori, supportare una scelta
possibile e sostenibile per quella particolare situazione, che non è mai
sovrapponibile a nessun’altra. Quando una madre e, in generale, dei
genitori, escono da un colloquio rincuorati e con degli strumenti in
mano, che possono essere usati da subito, quello è il segno che il
sostegno è andato a buon fine, indipendentemente dalla scelta compiuta.
Che la madre (e il padre) trovi in sé le proprie risposte e possa usare
al meglio le proprie competenze per stare con il bambino: questi sono
gli obiettivi del sostegno.
Ovviamente si lavora per sostenere l’allattamento, e il lavoro di
consulenti e counselor va in questa direzione, ma il fine principale è
che la madre trovi in sé le proprie risorse perché il maternato è
un’esperienza per sempre, che non finisce quando il bambino smette di
prendere il latte dal seno. La cultura e la politica, soprattutto,
dovrebbero farsi carico di renderlo un atto riconosciuto e non
privatissimo e legato alle uniche responsabilità personali. E chi
sostiene la donna, lavorando in questa direzione, sa (o dovrebbe sapere)
evitare moralismi e/o allontanare il rischio di vittimismo. Le donne
sono capaci e competenti.
Per questo è utile, per una mamma che vuole allattare, informarsi,
guardarsi attorno, fare domande anche scomode, pensare alla propria
specifica situazione, immaginare possibili soluzioni percorribili,
inserirsi nella rete del sostegno tra donne e, soprattutto, ricordarsi
che, per prima cosa, una madre non sbaglia mai!
Tratto da ciucci-ribelli